Elezioni Europee 2014, non parliamo di politica ma di cibo.
Al maxi raduno che ha visto la partecipazione di oltre diecimila agricoltori al MICO – Fiera Milano Congressi – sono stati presentati i risultati di una indagine Coldiretti/Ixe’ che evidenzia cosa pensano gli italiani di quanto fatto dal Parlamento Europeo in merito a norme sulla produzione e il consumo del cibo.

Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall’indagine si evidenza che il 52 per cento degli italiani ritiene che l’Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42 per cento ritiene il contrario e il 6 per cento non risponde. Più di un italiano su tre (36 per cento) ritiene che le norme varate dall’Unione Europea abbiano peggiorato l’alimentazione e il cibo servito a tavola. Una elevata percentuale di italiani ritiene dunque le leggi comunitarie non adeguate a garantire la qualità, la sicurezza e soprattutto il rispetto delle tradizioni enogastronomiche della penisola.
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha dato il via libera ad allucinanti novità nel piatto, ha imposto vincoli che hanno fatto scomparire cibi e ricette tipiche della tradizione nazionale senza dimenticare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni e le contraddizioni che impediscono la massima trasparenza nell’informazione ai consumatori e limitano addirittura la libertà di scelta di singoli cittadini o di Paesi interi.

A peggiorare la credibilità dell’Unione Europea hanno certamente contribuito – sostiene la Coldiretti – gli episodi di truffe ed inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l’olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania ”spacciati” per Made in Italy per l’impossibilita’ di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.

Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ due italiani su tre (65 per cento) ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari e tra questi il 24 per cento attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21 per cento all’apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20 per cento alla diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business.
Va comunque evidenziato come dai risultati dell’indagine emerga che non tutti la pensano in questo modo, infatti il 31 per cento ritiene che l’Ue non abbia modificato nulla ed il 25 per cento che addirittura abbia migliorato l’alimentazione degli italiani mentre un residuo 9 per cento non risponde.

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