“Le erbacce sono semplicemente delle piante di cui non abbiamo ancora imparato a conoscere le virtù. Quello che la nostra mano oggi strappa e butta via, in futuro diventerà vitale”.
La lotta di mio padre contro due delle peggiori infestanti del suo orto, il farinello e l’amaranto (parleremo in seguito della piantaggine) è durata anni. Scoprendo che le due “erbacce” producono circa un milione di semi a pianta e che essi restano vitali nel terreno per 20-30 anni, ha capito che la lotta era impari e si è arreso.
Nel frattempo, però, nel suo girovagare per il mondo ha avuto modo di mangiare farinelli in prestigiosi ristoranti francesi (uno per tutti l’Ecluse della centralissima Place de la Madeleine a Parigi) ed amaranti nel famoso Tamarind di Nairobi in Kenia.
Se le due “erbacce”, servite come contorno a prezzi dai 7 ai 15 euro facevano la loro bella figura nel piatto e deliziavano il palato, evidentemente… non erano proprio erbacce e da allora, non dico che le coltiviamo (semplicemente perché non serve) ma le raccogliamo sistematicamente e le mangiamo come ottimo, se non miglior, sostituto degli spinaci.
Chenopodium album (farinello)
Il Chenopodium album (Il nome generico Chenopodium deriva dalla particolare conformazione delle foglie simile al piede dell’oca) è una pianta erbacea della famiglia delle Amaranthaceae, deve il suo nome volgare di Farinello Comune al “rivestimento” bianco, simile alla farina, della parte inferiore delle foglie. Le foglie giovani vengono usate in insalata, o lessate e ripassate in padella o utilizzate per ripieni, per colorare di verde o condire la pasta o nelle minestre.
La ricetta più veloce per il farinello è quella classica valida per gli spinaci e la maggior parte delle verdure: cotto a vapore o lessato, strizzato e condito con sale, pepe, olio e limone. Il sapore è simile a quello dello spinacio e nei ripieni di tortelli & simili è addirittura migliore.
Chenopodium bonus-Henricus (farinello buon Enrico o Orapo o spinacio selvatico)
Una specie abbastanza simile e comunque della stessa famiglia è il Farinello buon-Enrico, (nome scientifico Chenopodium Bonus Henricus, in onore di Enrico IV di Navarra, chiamato dai francesi “Le bon Henry” che tra l’altro fu un protettore dei botanici). Diffusa in tutta Italia è talmente apprezzata al punto che gli si dedicano feste e sagre in molti paesi tra cui Villetta Barrea e Villavallelonga, entrambe in provincia de L’Aquila.
Oltre che adatto a tutte le preparazioni con gli spinaci ecco una ricetta veloce anche per il Buon Enrico: mettere a bagno i fagioli borlotti, lessare gli orapi, mettere in una padella i fagioli ammollati insieme con sedano, cipolla, aglio prezzemolo, pomodoro, olio e sale. A metà cottura unire gli orapi tagliati in pezzi.