Voi credete al caso? Io ni. Perché sono una persona tendenzialmente razionale. Ma poi succedono cose che con la razionalità non c’entrano un bel niente e allora al caso ti devi arrendere.

Come l’altro giorno, durante la capatina che ho fatto a Treviso. Siamo arrivati alle 13.30 passate e lo stomaco reclamava. Dopo aver parcheggiato in piazza Duomo, quindi, la prima cosa che abbiamo cercato è stato un posto in cui mangiare. Anche perché Treviso è tanto bella quanto umida e afosa, e le ore più calde della giornata non sono il massimo per visitarla.

Treviso

Ci siamo addentrati nelle strade porticate ipnotizzati da una fisarmonica che suonava divinamente Liber Tango di Astor Piazzola e un profumino delizioso che solleticava naso e stomaco. Svoltato un angolo di Palazzo dei Trecento abbiamo trovato un ristorantino carinissimo e ci siamo seduti fuori. Una targa con scritto “Membro dell’Associazione Locali Storici d’Italia” mi ha incuriosita e ho fatto una rapida ricerca sul web. Per caso, eravamo finiti nel posto dove è nato uno dei miei dolci preferiti: il tiramisù!

Nell’Ottocento, l’Antico Ristorante “Le Beccherie”, era la locanda nella zona delle macellerie di Treviso, (appunto “beccherie” in dialetto) e pare ospitasse riunioni segrete e fosse il punto d’incontro dei patrioti che, da Venezia, andavano in Lombardia e Piemonte. Negli anni è diventato il tempio della cucina trevigiana: i proprietari storici, i Campeol, erano riusciti a trasformare la cucina dei poveri e della campagna veneta in saporiti piatti che attiravano e soddisfacevano clienti dei cinque continenti, dai palati più raffinati a quelli del brunch:  il ristorante ha visto passare grandi nomi della politica, della finanza, dell’economia, volti noti dello spettacolo e dello sport regionale e nazionale.

ristorante-le-beccherie-treviso

Intorno al 1970 nel locale venne servito per la prima volta quello che diverrà uno dei dolci più famosi della cucina tricolore, in Italia e nel mondo. Nel trevigiano, c’è sempre stata la tradizione di utilizzare savoiardi, tuorlo battuto di uova freschissime, zucchero e caffè, per preparare lo “sbatudin“, un composto utilizzato comunemente dalle famiglie contadine come ricostituente-energetico, destinato anche a bimbi, anziani, convalescenti e frequentatori di bordelli. Ecco perché in seguito prese il nome di tirami-sù, ed ecco anche perché nella ricetta autentica del dolce non è previsto alcun liquore. Secondo gli storici del campo però, l’idea di unire tutti gli ingredienti aggiungendovi il mascarpone e il cacao, nacque nelle cucine de Le Beccherie.

Il ristorante ha riaperto i battenti a luglio dopo qualche mese di chiusura, dovuta ad una crisi economica e forse anche un po’ di personalità. La cucina classica sembrava aver perso il suo charme nei confronti di trevigiani, turisti e critici enogastronomici. Rielaborazione degli spazi e delle sale, nuovo arredamento e uno stile che mescola modernariato e raffinato retrò design, hanno dato un nuovo volto al locale del civico 11 di Piazza Ancillotto. Un volto che la dice tutta sul nuovo corso avviato dai nuovi gestori: innovare nel solco della tradizione. Un processo che ha investito cucina e menù, che con qualche novità e una spiccata tendenza alla sperimentazione, continuano a puntare sugli storici punti di forza de Le Beccherie: piatti tipici del territorio e della tradizione trevigiana, cucina a chilometri zero, rispetto della stagionalità e, ovviamente, il tiramisù.

A Le Beccherie il dolce a strati continua ad essere fatto secondo la ricetta originale che ha portato Treviso “a spasso” per le tavole di mezzo mondo. Il tentativo di coniugare vecchio e nuovo, non poteva non interessare anche la punta di diamante del ristorante. Accanto alla versione classica, troverete un favoloso tiramisù scomposto, con fragrante granella di biscotto al cacao, crema di mascarpone e una mousse al caffè morbida e delicatissima.

Abbiamo preso un antipasto e un favoloso primo piatto a testa e saltato il secondo. Non so se più perché eravamo sazi, o più per la fretta di arrivare al dessert! Abbiamo provato entrambe le versioni del tiramisù e sono state decisamente all’alterezza delle aspettative. Il baccalà mantecato e le sarde in saour mi hanno estasiato, i tortelli con branzino in guazzetto che ho preso per primo erano fantastici (nonostante il caldo!), il conto è stato decisamente onesto in rapporto a qualità e servizio, e se dovessi scegliere quale dei tiramisù mi è piaciuto di più, probabilmente direi: “posso riavere mezza porzione di entrambi?”.

Beccherie-treviso-tortelli-branzino

Se chiedete ai gestori il segreto di buon tiramisù, la risposta è chiara: “Come in tutta la cucina di qualità, sono ingredienti freschi e possibilmente non industriali a fare la differenza. Poi ovviamente ci sono la cura e l’amore nella preparazione”.

Quindi ricordate:  ingredienti scelti con cura e passione! Per il resto, non vi resta che seguire l’unica, originale ricetta del tiramisù che vi lascio qui sotto. E pensare che per una vita ho usto le chiare montate a neve!

Beccherie-treviso-tiramisù

Tiramisù classico

Beccherie-treviso-tiramisù-scomposto

Tiramisù scomposto

Tiramisù, la ricetta autentica

Ingredienti

    Tipo di ricetta: dolce
    Cucina: italiana
    Porzioni: 5
    Preparazione: 20 min
    Riposo: 2 ore
    Tempo Totale: 2 ore 20 min

  • 6 tuorli d’uovo
  • 250gr di zucchero bianco
  • 500gr di mascarpone
  • 500ml di caffè
  • 30 Savoiardi
  • Polvere di cacao amaro

Procedimento

  1. Preparate il caffè e lasciatelo raffreddare in un contenitore largo.
  2. Battete i rossi d’uovo con una frusta da cucina unendovi gradatamente lo zucchero. Ottenuta una spuma ben “montata” incorporate il mascarpone fino ad ottenere una crema abbastanza densa.
  3. Affogate (non inzuppate!) uno ad uno i savoiardi nel caffè, che deve essere leggero, amaro, a temperatura ambiente e di còcoma (caffettiera). Distendeteli ordinatamente in una terrina e copriteli con la crema di uova e mascarpone. L’operazione va ripetuta su due strati e termina con una spolverata di cacao amaro.
  4. Mettete il tiramisù a raffreddare in frigo almeno per un paio d’ore prima di servirlo.

 

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