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Non mi ero mai veramente resa conto di quanto fossi social addicted fino a questa vacanza. Da Loretta la wi-fi ha smesso di funzionare e tra le Dolomiti il mio telefono prendeva mezza volta su dieci. Dopo i primi 2-3 giorni di crisi d’astinenza e di panico per non poter essere raggiungibile, non riuscire a sapere su quello che avveniva nel mondo (ve l’ho mai detto che ho smesso di vedere Tv e TG da tempo?), non essere in condizione di aggiornare Glocal Taste come avrei voluto in questi giorni, non poter postare le foto su Instagram e Facebook in tempo reale di tutti i posti bellissimi che stavo vedendo e delle delizie che ho assaggiato, bè, devo dirvi, che ho sentito un enorme, liberatorio senso di sollievo. Perché se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che questa immersione eccessiva in blog, pagine web e social network, ha assunto una china pericolosa. La voglia di collegarci non è più soltanto un modo per riempiere il tempo nei momenti vuoti e di tempo libero… è diventato un bisogno irrefrenabile che – più o meno consciamente – ci spinge a stare lì, smartphone e tablet alla mano, in qualsiasi momento, ovunque e con chiunque siamo, completamente rapiti da una serie infinita di mondi, situazioni e cose completamente sintetiche e, in definitiva, inutili. Non voglio sminuire il potenziale e i ‘doni’ della rete intendiamoci. Ma solo sottolinearne il lato negativo e il fatto che tanto ci da, quanto ci toglie.

A rifletterci bene, nell’era della comunicazione digitale, in cui è tutto intuitivo, funzionale, istantaneo, in cui le distanze si accorciano, i tempi vengono ridotti all’istante e gli spazi si moltiplicano, paradossalmente, comunichiamo pochissimo, siamo meno connessi (e interconnessi) di sempre. Siamo diventati piatti, compressi, aridi soli e lontanissimi. Viviamo la vita reale in funzione di quella virtuale. Non riusciamo più a riconoscere limiti e differenze tra la prima e la seconda, dimenticando che i legami virtuali tra singoli, e quelle tra individui e l’universo fittizio di social e web, si svolgono in una dimensione artificiale che impallidisce al confronto con quella meravigliosa del mondo e della vita vera.

Voglio dire, alla fin fine, chi se ne frega di postare convulsamente status e foto, taggare e taggarsi, geolocalizzarsi, riuscire a scrivere un concetto, un’idea vincente e una notizia in 140 caratteri, avere triliardi di fan e followers, se non si riesce più a godere delle sensazioni ed emozioni che danno lo stare insieme, fare una sana chiacchierata senza cinguettii, cancelletti ed emoticon, visitare e vivere un posto profondamente, stare all’aria aperta, lontani dal cyberspazio, assaporando odori, colori, suoni e sapori nel momento stesso in cui le stiamo facendo e vivendo?

Non voglio passare per la bacchettona snob nella situazione – perché non mi si addice e perché sono una nativa digitale che con queste cose ci lavora -, ma volevo condividere con voi questa riflessione, invitandovi a cogliere qualsiasi occasione per disintossicarvi un po’: ogni tanto rimettere i piedini a terra e respirare a pieni polmoni il mondo reale fuori dalla bolla illusoria dei social network, fa sentire bene, anzi, benissimo. Per quanto mi riguarda, wi-fi ripristinata, torno ad essere comunque grata per le possibilità e le agevolazioni (infinite) che l’informatica e il world wide web mi danno quotidianamente, ma in modo più consapevole e responsabile.

Come ho detto, avrei voluto farvi un resoconto giornaliero delle mie gitarelle nel nord-est, ma domani torno a casa e ai ritmi convulsi di sempre. Quindi dovrete accontentarvi di qualche riassunto postumo – iniziando da questo qui sotto su Bassano del Grappa – e aspettare il prossimo anno per gli approfondimenti che certi luoghi meritano. Per i piatti non dovrete aspettare tanto. Metto in valigia un po’ di prodotti tipici e ricette… da provare assolutamente al rientro!

Bassano-del-grappa

Se con un trasferitore di materia, potessi catapultarti dentro le mura storiche di Bassano ti sentiresti un po’ perso. La mescolanza di stili architettonici – romanico, gotico, barocco – e l’urbanizzazione del centro storico confondono un po’. Potresti essere in un posto di mare (se non fosse che a Viale dei Martiri si affaccia su una distesa rocciosa di monti, invece che d’acqua), da qualche parte sulla laguna veneziana o sulla costa dalmata, in un comune austriaco, in uno umbro e, da lontano, Ponte degli Alpini potrebbe anche sembrarti un Ponte Vecchio fiorentino ancora in costruzione. Se arrivi con i mezzi convenzionali capisci però subito dove sei. Fuori dal perimetro storico nel territorio della città veneta a cavallo tra le province di Vicenza, Padova e Treviso, sei sopraffatto dall’atmosfera solenne dei luoghi che la storia l’hanno fatta sul serio (Bassano è stato in prima linea durante i due conflitti mondiali: fu investita dalla disfatta di Caporetto e durante la Guerra di liberazione del 1943-45 fu uno dei più gloriosi centri di organizzazione della Resistenza). Il centro è una bomboniera ordinata e graziosa percorribile facilmente a piedi, passeggiando tra i vicoli pieni di negozi, locali, ristoranti e grapperie.

Se ci capitate, ecco qualche tappa enogastronomica che non potete perdere.

Nel cuore di Bassano, a Piazza della libertà, trovate la storica Bottega del Pane. Una piccola panetteria gioiello dove poter gustare, accanto ai classici prodotti da forno, specialità e prodotti tipici dolci e salti: come la Fugassa – focaccia – veneta (un pane dolce pasquale), la Gubana Bassanese (un dolce dalla forma a chiocciola a base di pasta lievitata con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero e liquore) e la Ciambellone Bassanese, a cui non ho saputo resistere.E’ una grande ciambella di pasta morbida che ricorda un po’ il panettone, ma meno spugnosa, con noci, pinoli e uvetta… tagliato a fette ed intiepidito è come appena sfornato e servito con una pallina di gelato o una colata di crema calda è una delizia.

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La Distilleria Nardini è il punto di ritrovo per l’aperitivo di bassanesi e turisti, ed è la più antica distilleria d’Italia. La trovate all’entrata del Ponte degli Alpini, immutabile dal ‘700. Se avete fortuna riuscite a trovare posto in uno dei pochissimi tavolini del balcone esterno che affaccia direttamente sul Brenta per godere di uno spettacolo favoloso: l’umidità dell’acqua e il caldo afoso estivo favoriscono la formazione di una nebbiolina bassa che salendo dal fiume, avvolge in un’atmosfera da sogno il ponte e le costruzioni circostanti. All’interno trovate antichi ambienti, arredi, alambicchi, pagine di storia patria, prodotti imperdibili della storica distilleria Nardini e… il Mezzoemezzo, l’aperitivo tipico di Bassano.

mezzomezzo-bassano-del-grappa-distilleria-nardini

Mezzoemezzo

Distilleria-Nardini-Bassano

Se invece volete fare l’happy hour insieme alla gioventù bassanese, potete fare una capatina a piazza Garibaldi. Al civico 39 c’è lo storico ristorante-bistrot Danieli: recentemente restaurato con gusto impeccabile, si affaccia all’ombra romantica della chiesa di San Francesco e sull’incanto borghese della piazza. E’ da sempre meta ambita delle serate in centro a Bassano del Grappa e sempre affollato sia a pranzo che a cena. Il listino prezzi è onesto, i cocktail sono favolosi, come il servizio e il finger food, semplice ma non banale.

Se volete fare un pasto vero e proprio Bassano offre diverse opportunità, anche dovuta alla presenza di minoranze etniche e stranieri, che costituiscono una buona fetta della popolazione. Se però volete gustarvi i manicaretti della cucina locale, mi hanno consigliato vivamente il Ristorante Al Sole, in Via Vittorelli 41. Purtroppo quando siamo andati era chiuso e abbiamo ‘ripiegato’ sull’osteria Il Garibaldi (Via Lazzaro Bonamigo, 37) attirati dal menù che propone un mix di piatti tipici, sperimentazioni etniche e vegetariane tutti rigorosamente preparati con prodotti bio.

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