Prima che tutto cambiasse nel 1990 Sarajevo era un modello in scala della Bosnia, della Jugoslavia e dei Balcani in generale. Oggi è più o meno lo stesso: non c’è più la Jugoslavia, ma la capitale bosniaca è un condensato in vitro delle contraddizioni del Paese, della regione e dell’Islam contemporaneo. Nelle strade del centro tradizione ed innovazione si incontrano e si scontrano. Ragazze con minigonne e abiti all’ultima tendenza passeggiano incrociandosi con sagome velate. Giovani con jeans alla moda, scarpe americane e vestiti griffati, si mescolano con coetanei che frequentano moschee e hanno adottato il tradizionale look dei “vehabija”: barbe lunghe e pantaloni rimboccati alle caviglia.

Sarajevo-Bosnia-Erzegovina

Sarajevo

sarajevo-people

Una cosa però sembra resistere al tempo, ai cambiamenti geopolitici, alle divergenze religiose e sociali: il caffè turco, chiamato in Bosnia Bosnian kafa, o kafana (caffè bosniaco). Oggi Coca Cola, bevande gasate ed alcolici sono all’ordine del giorno anche tra i bosniaci di fede islamica, ma il kafana resta una delle bevande più consumate del paese.

Storia del qahwa, il caffè patrimonio dell’Unesco

caffè turco

Il caffè turco – che da poco è stato inserito alla lista dei beni immateriali tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità – ha una tradizione antichissima, nata nel 16 secolo nello Yemen e diffusasi velocemente in tutto il Medio Oriente. Una leggenda vuole che Allah stesso abbia preparato la calda e nera bevanda e che abbia ordinato all’arcangelo Gabriele di offrirla a Maometto per evitare che costui, stanco, si assopisse. La bevanda avrebbe suscitato una forza tale nel profeta da “disarcionare quaranta uomini e rendere felici quaranta donne”. L’uso del qahwa (caffè in arabo) non si è fermato però ai territori controllati dalla Sublime Porta: introdotto dagli ambasciatori dei sultani, diventò presto una piacevole abitudine in Francia, Inghilterra, Italia e tutta Europa, declinato nelle versioni che conosciamo oggi.

In Bosnia Erzegovina è arrivato quando, nel 1463, Mehmet II il Conquistatore, il “Sovrano delle due terre e dei due mari”, colui che aveva abilmente sottomesso parti dell’Anatolia e messo in ginocchio Costantinopoli, dopo aver conquistato il nord della Serbia e la Valacchia, arrivò alle porte del Regno di Bosnia. In brevissimo tempo la conquistò e destituì l’ultimo sovrano bosniaco, Stefano Tomašević. Da allora la dominazione ottomana si protrarrà fino al 1878, portando con se l’introduzione della religione islamica, che caratterizzerà per lunghi secoli la storia, la società e la cultura della Bosnia, determinandone inevitabilmente il destino. Un processo che ha coinvolto anche la tradizione culinaria nazionale e così, sulle tavole dei bosniak, accanto a piatti tipici della cucina austroungarica e slava, troviamo Baklave, Cevapici, Loukoumades e altre pietanze arabo-turche.

Da semplice bevanda, a marcatore identitario

Con la fine della guerra civile che ha insanguinato il Paese per 5 anni, il consumo di caffè turco, ha conosciuto una nuova fortuna. Con la pace di Dayton infatti, le distanze tra bosniaci-musulmani, serbo-bosniaci e croato-bosniaci, non si sono sopite, anzi: la divisione istituzionale ed amministrativa tripartita sancita dal trattato di pace, si è tradotta in un acutizzarsi delle divisioni sociali e culturali, e nel composito scenario nazional-confessionale bosniaco, si è registrata la tendenza da parte di ogni fazione a riscoprire e rivalorizzare usi e costumi – anche culinari – che potessero rafforzare e distinguere le rispettive identità.

Come preparalo

Questo tipo di caffè è più corposo degli altri, ha spesso un gusto speziato e un nonsoche di magico. Forse perché il processo meticoloso di preparazione (deve bollire 3 volte) ricorda un po’ quello delle pozioni, e di sicuro per la tradizione che accompagna la bevanda di leggere i fondi del caffè, capovolgendo la tazzina e indagando passato e futuro nei residui lasciati sul piattino.

turkish-coffee-caffè-turco

Secondo la ricetta originale, la preparazione inizia con la tostatura del caffè crudo e la macinazione in un macinino di ottone, così da ottenere una polvere impalpabile come lo zucchero a velo. La miscela si fa poi bollire dentro lo cezve (o ibnik), un tipico bricco di rame e ottone con un lungo manico, insieme ad acqua, zucchero e a volte spezie.

turkish-coffee-caffè-turco

Anche senza cezve e macinino è possibile preparare in casa un ottimo caffè turco! Ecco ingredienti e procedimento:

Ingredienti

    Tipo di ricetta: bevande
    Cucina: Tradizionale arabo-turca

    Porzioni: 4 persone

  • 4 tazze di acqua (circa 50 millilitri a tazza)
  • 2 cucchiaini colmi di arabica macinato molto finemente per persona
  • Zucchero, cannella, cardamomo (a piacere)

Procedimento

Mettete l’acqua in una caffettiera larga di base e stretta di collo, e gli eventuali zucchero e spezie. Ponetela sul fornello a fuoco medio e mescolare per far sciogliere ed amalgamare gli ingredienti, lasciando che si riscaldi. Prima dell’ebollizione aggiungete il caffè e mescolate la miscela. Non perdete di vista il vostro caffè e attendente con pazienza il primo bollore!

Togliete quindi la caffettiera dal fuoco e, con un cucchiaino, trasferite nelle tazzine la densa schiuma che si sarà formata. Rimettete sul fuoco e mescolate bene. Come torna a bollire, versate metà caffè nelle tazze (sopra la schiuma e rigorosamente senza filtrare) e rimettete la caffettiera sul fuoco per altri 15-20 secondi. Versate la miscela restante nelle tazze e prima di bere lasciate riposare un paio di minuti per consentire alla polvere di depositarsi sul fondo.

Per saperne di più...come si serve il caffè turco

Il caffè turco viene sempre servito con acqua, per rinfrescare la bocca prima della degustazione e permettere di assaporarne meglio l’aroma. Viene versato in fildžan (piccole tazze, di ottone o ottone e ceramica a seconda dei casi) o in bicchierini di vetro colorato, e servito con rahat lokum (cubetti dolci e gommosi) o cioccolato, caramelle, ecc… E’ importante iniziare con l'ospite più anziano nella stanza. E’ un segno di riguardo ed è considerato irrispettoso non farlo. Dal momento che il caffè turco è molto più denso caffè filtrato, non è consuetudine di bere più di una tazza.

Print Friendly

Print Friendly