Tutte le bambine hanno una bambola preferita. Anche io ne avevo una ovviamente. Si chiamava Spazzolina. Aveva favolosi vestitini rosa di ricambio, piangeva, faceva bollicine vere dalla bocca, potevi cambiargli il pannolino e aveva anche una sua carrozzina (ovviamente rosa).

Il guaio però è che più forte dell’istinto materno per Spazzolina era l’amore viscerale che ho sempre nutrito per gli animali. Nel giro di breve tempo, la ‘mia bambina’ perse il diritto di essere passeggiata nella sua morbida e rosata vettura, e il suo posto a bordo venne occupato dal mio cagnolino. Me ne andavo in giro vicino casa con questa carrozzina e le signore che mi incontravo si fermavano commosse nel vedere una mammina in miniatura con lunghi riccioli biondi, intenta a parlottare e sistemare la copertina al suo bambino. Incuriosite venivano a complimentarsi, ma una volta affacciate sulla culletta, puntualmente, granavano gli occhi e contraevano il viso in una smorfia nel vedere che dentro c’era il mio cucciolo pezzato anziché qualche bambolotto.

Ho sempre avuto animali – dai pesci rossi e tartarughe da appartamento, passando per un piccolo coniglietto che avevo educato (non chiedetemi come!!!) a fare i bisognini solo quando lo tenevo sospeso sulla tazza del bagno (magari era la paura!), fino ai vari cani e gatti adottati una volta che ci siamo trasferiti in campagna -, vivo in simbiosi con il mio Oliver e ho abbandonato l’idea di fare la veterinaria solo perché tagliuzzare, cucire e ricucire povere bestiole non faceva per me. Questo per farvi immaginare quanto io sia totalmente incapace di nuocere anche a una formichina.

io e Oliver

Premesso ciò, l’altro giorno al negozio del pesce mi sono trovata davanti ad una vaschetta piena di granchi di mare. “Che belli! Me ne da a sufficienza per fare la pasta per 4 persone?”, ho detto entusiasta al proprietario. Ma in una frazione di secondo, guardando le innumerevoli zampette e chele che si muovevano ho aggiunto: “Aspetti. No, non si può fare! Si muovono e sono vivi… Mi dia due gamberi”. E lui: “Ma signorina, vuole mettere il sapore della polpa di granchio. Già non sono più vivi. Guardi come si fa… ne prende uno lo mette su un ripiano, prende un coltellone come il mio e tac! E’ un attimo vede? Tac! Avanti un altro. Tac!”. Mentre parlava prendeva i granchi e ad ogni “tac!”, li faceva a metà con il suo coltellaccio. Io stavo li e saltavo a ogni colpo senza riuscire a dire una parola. In mezzo minuto ero uscita fuori, con un sacchetto di granchi tagliati in due.

Spaghetti con granchi

Un po’ sbigottita sono tornata a casa ed ho preparato questi spaghetti con granchi alla salentina per pranzo. Un piatto originario di Gallipoli davvero goloso (ha ragione il pescivendolo… volete mettere il sapore dei granchi?), ma che non ho avuto il coraggio di mangiare. I miei si… e si leccavano i baffi mentre mi prendevano in giro, ma che volete farci? Sono una tenera di cuore… e al cuore non si comanda. Nemmeno in questi casi.

Adesso, provate la mia ricetta e fatemi sapere cosa ne pensate…

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